PLAM Studio

P

L

A

M

AL TEMP CHE SE VEDEA I SPIRITI

Installation – Video – Graphic

COMMITTENTE
Luci su Revine Festival

ANNO
2024

LUOGO
Revine (TV)

“Al temp che se vedea i spiriti” è un viaggio luminoso tra leggende e memoria, un’installazione che riporta in vita le storie del folklore veneto del Mazaròl, custode della natura e dei misteri del bosco. Un percorso che incanta e disorienta, pensato per proteggere le storie della tradizione, affinché si mantenga vivo quel legame magico con il passato e la fantasia.

“Luci su Revine” è un evento curato da Filwood Filosophy, organizzato da Piattaforma Lago e Pro Loco di Revine Lago, inserito nel programma di attività di Revine Lago 2024 – Capitale Europea Del Cinema Indipendente. Il festival trasforma il piccolo e incantevole borgo di Revine in un percorso luminoso, immergendo i visitatori in un’atmosfera unica e magica che vede la Luce come protagonista e mezzo per riaccendere l’interesse sulla comunità perimontana.
In questo contesto nasce “Al temp che se vedea i spiriti”, un omaggio luminoso alle leggende popolari, che intreccia il folklore veneto con un’esperienza visiva e immersiva.
L’opera vuole richiamare la figura misteriosa del Mazaròl, creatura leggendaria che incarna il potere della natura. Questo spirito boschivo, capriccioso e imprevedibile, ha il potere di confondere chi si avventura tra le montagne, trasportandolo in un mondo dove i confini tra realtà e immaginazione si assottigliano.

“Al Mazaròl lo portò su par sentieri streti e tortuosi, par boschi fiti dove la luce del sol quasi no la rivea. Dopo‘n poc, al contadin se rende conto che la strada l’era sempre pì longa e che al paesaggio no l’era pì quel che’l conosséa. L’òn se ritrova in te’l bosc, sènsa saver pì dove che l’era, e al Mazaròl l’era svanìo come un fum tra i alberi. Ogni olta che’l provea a tornar indrio, la strada ghe cambiea sot ai pié”

Tratto dalle leggende popolari del Triveneto

Il Percorso
L’installazione si articola in due momenti.
All’esterno, orme luminose guidano/disorientano il visitatore disegnando un percorso instabile e caotico: è il Mazaròl che gioca con chi lo cerca. Le impronte invitano a varcare un arco coperto da un telo. Una volta sollevato, si apre una stanza in penombra, simile a un varco dimensionale che segna l’accesso al mondo delle leggende.
L’interno, avvolto da rami, porta l’ospite in una dimensione naturale, onirica e immersiva, dove il racconto prende forma. In fondo, da un mucchio di frasche, si erge un monolite rettangolare, una struttura autoportante di profili in acciaio, che incornicia la proiezione di una passeggiata nel bosco. La prospettiva in prima persona del filmato e l’assenza di tagli trasformano la visione in un’esperienza ipnotica, senza inizio né fine, che porta il visitatore in un eterno vagare, smarrendo la percezione del tempo e dello spazio, rendendolo “vittima” del folletto vestito di rosso.

Vedere gli Spiriti
L’installazione accoglie il visitatore nella dimensione di un tempo sospeso, un rifugio incantato che ci invita a esplorare i confini del reale e a riscoprire il piacere di smarrirsi con lo scopo di ricreare quella magia che, come un tempo, può rendere meno netto il confine tra il conosciuto e l’ignoto. Un’eredità di leggende e tradizioni, più che mai preziosa, che necessita di essere custodita e tramandata per mantenersi in vita.
“Al temp che se vedea i spiriti” è dunque un invito a recuperare quella poesia del “vedere” oltre il visibile, tipico delle comunità del passato, che cercavano nel misticismo e nelle leggende uno scudo contro la durezza della vita quotidiana, ma è anche un ponte tra generazioni e un omaggio al potere delle storie di dare forma all’identità di un luogo.